Sei stato querelato o denunciato? Ecco cosa ti succede davvero e quale è più grave

Quando una persona scopre di essere stata denunciata o querelata, il primo impatto emotivo è spesso segnato da preoccupazione, ansia e confusione. Comprendere esattamente cosa comportano questi due atti giuridici, quali sono le conseguenze pratiche e quale dei due sia effettivamente più grave, è fondamentale per reagire in modo lucido e tempestivo. In Italia, denuncia e querela sono strumenti previsti dall’ordinamento penale, ma rappresentano realtà profondamente diverse, sia quanto a natura che a effetti.

La differenza sostanziale tra denuncia e querela

Nel contesto del diritto penale italiano, la distinzione tra i due istituti è netta e rilevante. La denuncia è un atto formale con cui chiunque, cittadino o pubblico ufficiale, segnala all’autorità giudiziaria o alle forze dell’ordine un fatto che può costituire reato. La denuncia è spesso obbligatoria per determinati soggetti—ad esempio pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio—quando vengono a conoscenza di un reato nell’esercizio delle loro funzioni. In questi casi, non presentare denuncia potrebbe avere conseguenze anche per la persona stessa che omette questa comunicazione.Denuncia

La querela, invece, è riservata esclusivamente a chi si ritiene persona offesa dal reato. Si tratta di una dichiarazione di volontà attraverso cui la vittima dichiara di desiderare la punizione giudiziaria dell’autore del fatto; la querela non è mai obbligatoria e deve essere presentata entro determinati termini: di regola entro tre mesi dalla conoscenza del fatto, salvo rari casi in cui il termine può essere più ampio.

L’effetto pratico: cosa accade dopo la denuncia o la querela

Dopo la presentazione di una denuncia o una querela, scatta l’apertura di un fascicolo presso la procura della Repubblica competente. Ricevere una comunicazione ufficiale implica l’avvio di un procedimento penale a proprio carico. La persona indagata verrà convocata dalle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) per essere identificata e per conoscere l’ipotesi di reato contestata. Verrà quindi informata del diritto a nominare un avvocato di fiducia o, in mancanza, ne sarà assegnato uno d’ufficio.

Il verbale redatto conterrà tutte le generalità dell’indagato, i dettagli del presunto reato e il luogo per le future notificazioni. A questo punto, il consiglio fondamentale è di ricostruire mentalmente l’accaduto e redigere una narrazione dettagliata dei fatti per fornire al proprio legale tutte le informazioni utili.

  • In caso di denuncia, quanto segnalato può dare luogo all’inizio di indagini anche se la persona offesa non esprime un’esplicita volontà punitiva; sarà l’autorità giudiziaria a decidere se e come proseguire con le indagini. Nei reati perseguibili d’ufficio—i più gravi, come rapina, omicidio, truffa aggravata—non è necessaria la volontà della vittima per avviare il procedimento.
  • In caso di querela, il procedimento si avvia solo grazie alla volontà della persona offesa. La querela è condizione di procedibilità: senza querela non si può procedere, tranne per specifiche deroghe stabilite dalla legge. Se la querela viene ritirata volontariamente dalla persona offesa, il processo si interrompe e il reato resta impunito, salvo eccezioni per specifici reati.

La gravità di denuncia e querela: quale pesa di più?

Una delle domande più frequenti è se sia più grave essere denunciati o querelati. In realtà, dal punto di vista formale, la gravità non dipende dall’atto in sé ma dal tipo di reato per cui si procede. La denuncia si applica a reati più gravi, perseguiti d’ufficio: ad esempio, lesioni gravi, furto, omicidio, estorsione. In questi casi, anche in assenza di iniziativa della persona offesa, lo Stato persegue il colpevole. La querela, invece, è prevista in reati normalmente meno gravi, come diffamazione, ingiuria, percosse, minacce, molestie, ma non mancano eccezioni: per alcuni reati gravi, come stalking o violenza sessuale, la legge prevede comunque la procedibilità a querela.

Pertanto, non è corretto affermare che la denuncia sia di per sé più grave della querela o viceversa. È la natura del reato che determina la gravità e le possibili conseguenze penali. Per reati perseguibili solo a querela, in caso di rimessione della stessa (cioè ritiro), il procedimento si ferma e l’indagato non può essere condannato.

  • Una denuncia può attivare un processo penale anche contro la volontà della persona offesa, in quanto la presunta lesività dell’ordine pubblico e della collettività giustifica la necessità di una risposta statale.
  • La querela lascia nelle mani della persona offesa la possibilità di decidere se e quando dare avvio o interrompere il procedimento penale.

Indagati e processi: quali sono le conseguenze concrete

Essere denunciati o querelati comporta l’apertura di un procedimento che può sfociare in un processo penale, con tutte le eventuali conseguenze derivanti da un’eventuale condanna. La fase iniziale dell’indagine può durare mesi, durante i quali la Procura raccoglie elementi per capire se il fatto sussiste e ha rilievo penale. In base alla gravità e alle prove raccolte, il Pubblico Ministero può chiedere l’archiviazione o formulare l’imputazione, avviando il processo vero e proprio.

Cosa accade dal punto di vista pratico?

  • Convocazione in caserma/polizia, dove si riceve comunicazione formale della propria indagine.
  • Notifica degli atti, compresa la possibilità di essere sottoposti a perquisizioni o sequestri di oggetti pertinenti al reato.
  • Diritto alla difesa e nomina di un avvocato, fondamentale per garantire la tutela dei propri diritti.
  • fase di indagine, dove si raccolgono prove, testimonianze, perizie; spesso in questa fase l’indagato non viene immediatamente arrestato o portato di fronte a un giudice, tranne che nei casi di particolare gravità.

È importante sottolineare che una denuncia o una querela non equivalgono automaticamente a una condanna: la presunzione d’innocenza vige fino alla sentenza definitiva. Solo un processo può accertare la colpevolezza della persona indagata.

Il ruolo dell’avvocato è fondamentale: è il legale che interagisce con la Procura, richiede accesso agli atti, pianifica la strategia difensiva e valuta la possibilità di presentare memorie o negare i fatti contestati. In alcuni casi, specie per reati minori o bagatellari, il legale può anche tentare la strada della mediazione o del risarcimento del danno alla parte offesa, con conseguente remissione della querela e archiviazione del procedimento.

L’impatto personale e sociale di un procedimento penale

Il coinvolgimento in un procedimento penale, sia per denuncia che per querela, genera spesso profondi disagi psicologici, danni reputazionali e talvolta impatti economici rilevanti per spese legali e strascichi civili. Anche nel caso in cui si venga assolti, la notizia dell’avvio di indagini può già produrre effetti negativi nelle relazioni personali e professionali. Per i lavoratori dipendenti, in alcune situazioni, la pendenza di un’accusa penale può comportare difficoltà sul lavoro, specie in ruoli di fiducia o pubblica amministrazione.

Riassumendo:

  • Essere denunciati o querelati non va sottovalutato: occorre sempre affidarsi a un professionista esperto in diritto penale.
  • Non esiste un atto più grave in via assoluta: la denuncia riguarda reati generalmente più gravi perché procedibili d’ufficio; la querela riguarda reati generalmente meno gravi, salvo alcune eccezioni.
  • La querela può essere ritirata, interrompendo il processo nei confronti dell’indagato.
  • Solo un processo e una sentenza possono dichiarare la colpevolezza: la presunzione d’innocenza è sempre garantita.

La conoscenza dei propri diritti e delle modalità procedurali rappresenta il miglior strumento di tutela e difesa: tenere la mente lucida e affidarsi tempestivamente a un professionista sono i primi passi per affrontare qualsiasi tipo di accusa, che giunga con una denuncia o con una querela.

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